Giorgio Stassi e Matilde Todaro – Università di Palermo
Nelle ultime settimane, sebbene con un personale ridotto del 50 per cento per rispettare le distanze di sicurezza, il laboratorio di Giorgio Stassi al Policlinico di Palermo non ha mai smesso di occuparsi di ricerca sul cancro. “Un dovere nei confronti di pazienti e donatori” sottolinea Giorgio. Il laboratorio di Stassi si trova sotto il reparto dedicato alle malattie infettive e purtroppo si è stati costretti a sbarrare la porta di emergenza al piano, perché la disperazione dei parenti dei pazienti infetti da Covid-19 li porta spesso a cercare di forzare l’entrata per poter assistere i propri cari ricoverati.
Parallelamente, l’attività clinica di Matilde Todaro – anche lei palermitana, compagna professionale e di vita di Giorgio – non si è mai fermata: la maggior parte dei suoi pazienti, in cura da lei per tumori tiroidei, in questo momento per fortuna non hanno necessità di recarsi fisicamente in ospedale, ma vanno comunque seguiti costantemente. Per questo motivo, Matilde li sente ogni giorno al telefono e via WhatsApp; molti pazienti hanno più di 60 anni e a volte possono avere qualche problema nell’uso degli strumenti tecnologici, ma fortunatamente attorno a loro si è creata una rete solidale che li sostiene e li aiuta quando hanno bisogno.
“Per un ricercatore, per un medico, essere inerme è straziante” commenta Giorgio. “Noi medici siamo le persone su cui i pazienti devono poter contare” aggiunge Matilde.
Per questo motivo, dopo l’attività diurna in laboratorio e in studio, di notte i due ricercatori lavorano per contribuire alla lotta contro Covid-19: studiano ed elaborano dati per aumentare il numero di test rivolti soprattutto alle persone a contatto con il pubblico.
Il 24 marzo, insieme a Ruggero De Maria, Pier Giuseppe Pelicci, Gioacchino Natoli, Paolo Vineis e tanti altri ricercatori finanziati anche da AIRC, Giorgio Stassi ha firmato una lettera aperta pubblicata da Il Sole 24 Ore attraverso cui circa 300 laboratori di ricerca italiani si mettono a disposizione del nostro Paese per fronteggiare l’emergenza sanitaria analizzando quanti più tamponi possibili. Questi laboratori, con la collaborazione di partner italiani, stanno cercando di creare dei sistemi di analisi in house, in modo da ridurre l’impatto della chiusura delle frontiere sulla loro capacità di fare test alla popolazione.
Fonte: www.airc.it